Ospite di Report, il sottosegretario alla cultura ha inveito contro il giornalista che lo stava intervistando.
Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi è stato incalzato dal giornalista di “Report” a parlare del caso del quadro, il quale lo vede protagonista come indagato per esportazione illecita di beni culturali, e la sua reazione non è passata inosservata.
La reazione di Sgarbi
“Se lei fa un incidente e muore io sono contento. Spero faccia un incidente“, ha risposto Vittorio Sbarbi al giornalista che gli stava chiedendo alcune spiegazioni circa il caso che in questi giorni ha come protagonista il sottosegretario alla Cultura. Non contento, ha aggiunto: “Lei non sa un c***o, non rompa le pa*** a me, faccia di me***“.
“Si tolga dai cogli***”, ha continuato Sgarbi, alzandosi in piedi e slacciandosi i pantaloni. “Tiro anche fuori l’uccello, così lo mandate in onda“, ha minacciato inoltre il sottosegretario. Fuori di sé, Sgarbi ha poi insultato la trasmissione “Report”: “Mi fate schifo, la trasmissione fa ca***e, siete ignoranti come le capre“.
Ecco un estratto della sua reazione.
Sgarbi al giornalista di Report Manuele Bonaccorsi "faccia di merda…se lei muore in un incidente stradale io sono contento..me lo auguro…adesso tiro fuori l'uccello!"
— Sirio (@siriomerenda) January 28, 2024
un sottosegretario alla cultura così solo noi…orgoglio italiano…#Sgarbi #Report #ReportRai3#29gennaio pic.twitter.com/6LNHg3jSUi
Il caso del quadro
Vittorio Sgarbi è indagato dalla procura di Imperia per esportazione illecita di beni culturali. Sgarbi, stando a quanto sostiene l’accusa, avrebbe acquistato il quadro “Concerto con bevitore” attribuito all’artista Valentin de Boulogne per la somma di 10 mila euro. L’opera è stata poi sequestrata mentre il sottosegretario era diretto a Montecarlo per una vendita all’estero, in quanto mancante dell’attestato di libera circolazione previsto dalla legge.
Secondo la ricostruzione effettuata da “Report“, l’opera apparteneva in origine ad una ricca famiglia caduta in disgrazia. Il quadro, quindi, venduto per poco più di 10 mila euro in contanti, sarebbe poi passato nelle mani dell’autista di Sgarbi ed infine a lui.
La difesa tuttavia sostiene che la tela non sia di proprietà di Sgarbi e che quella sequestrata sia una copia di proprietà di un amico. Questa posizione è stata però smentita da Mauro Brognoli, l’uomo che nel 2014 avrebbe venduto il quadro al sottosegretario.